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Human Rights Watch: la Turchia spara ai rifugiati siriani al confine

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Human Rights Watch: la Turchia spara ai rifugiati siriani al confine

Pesante denuncia contro il governo di Ankara. Negli ultimi due mesi cinque i morti, tra cui un bambino


10 Maggio 2016 Mirko Diritti umani

 

Turchia, Profughi siriani, Spari al confine

Le guardie di frontiera turche sparano sui richiedenti asilo siriani che cercano di raggiungere la Turchia, denuncia un rapporto di Human Rights Watch (Hrw). L’uso eccessivo della forza – prosegue la Ong – ha già causato morti e feriti tra i disperati in fuga dalla guerra.

Secondo le testimonianze locali raccolte da Hrw, negli ultimi due mesi sono state uccise cinque persone, tra cui un bambino, e altre 14 sono rimaste gravemente ferite mentre attraversavano il confine.

I racconti dei sopravvissuti sono drammatici: spari e percosse sono il “benvenuto” della Turchia a chi cerca di raggiungere un luogo sicuro per sé e la propria famiglia. I fatti più gravi si sono svolti lo scorso 17 aprile nei pressi del valico di Khurbat al-Juz-Guvecci, a circa 50 chilometri a sud della città turca di Antakya. Le persone intervistate da Hrw hanno raccontato che le guardie di frontiera turche hanno sparato e aggredito un gruppo di siriani. Il bilancio: cinque persone hanno perso la vita e altri sei sono state ferite. La polizia turca avrebbe fatto fuoco anche contro chi cercava di recuperare i corpi dei caduti nel tentativo di oltrepassare la frontiera.

Per avvalorare quanto riportato, un testimone ha consegnato un video a Hrw nel quale si possono vedere le conseguenze delle violenze sui rifugiati siriani.

L’accusa lanciata da Hrw pesa come un macigno contro la “politica della porta aperta” sostenuta dalla Turchia. “Mentre gli alti funzionari turchi affermano di accogliere i rifugiati siriani a braccia aperte, le loro guardie di frontiera li picchiano e li uccidono”, ha detto Gerry Simpson, ricercatore di Human Rights Watch. “Sparare a uomini, donne e bambini traumatizzati e in fuga dalla guerra è veramente spaventoso”, ha aggiunto Simpson.

Non è la prima volta che la Turchia viene accusata di cercare di impedire nuovi arrivi dalla Siria. Nel 2015, molti siriani che scappavano di fronte all’avanzata degli estremisti dello Stato islamico a nord est di Aleppo furono respinti dalle autorità di confine turche. I combattimenti tra l’esercito siriano e le forze ribelli non hanno risparmiato neanche i campi allestiti al confine turco. Il mese scorso, dopo il bombardamento dell’aviazione di Damasco sui campi profughi del nord della Siria, agli oltre 3.000 disperati che hanno cercato di fuggire, è stata bloccata l’entrata in Turchia.

La scorsa settimana, Human Rights Watch ha inviato una lettera al ministro degli interni di Ankara, chiedendo di “investigare sull’uso eccessivo della forza da parte delle sue guardie di frontiera”. Nella lettera viene anche chiesto al governo turco di ordinare alla polizia di non sparare sui richiedenti asilo e di riaprire i confini ai siriani che scappano dalla guerra. All’inizio di aprile, infatti, la Turchia ha iniziato la costruzione di un muro di cemento lungo la frontiera con la Siria. Secondo l’Ong, il diritto a proteggere i propri confini non deve impedire il rispetto del principio sancito dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, che vieta i respingimenti dei richiedenti asilo verso Paesi in cui esistano persecuzioni, torture e minacce alla vita e alla libertà.

Human Rights Watch non risparmia critiche neanche all’Unione europea. “I Paesi dell’Ue – conclude Hrw – dovrebbero riconoscere che aver impedito ai rifugiati di entrare in Europa da alla Turchia luce verde per chiudere il suo confine, facendo pagare un prezzo altissimo ai richiedenti asilo siriani che non hanno più nessun altro posto dove andare”.

 

 

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