
Il lato oscuro del cioccolato: la deforestazione delle foreste pluviali in Africa
Una distruzione ambientale “sotto gli occhi di tutti” con la complicità delle grandi aziende produttrici di cioccolato e la corruzione dei governi africani
La cioccolata è molto amata. Ogni anno se ne consumano 3 milioni di tonnellate, con una crescita stimata tra il 2 e il 5 per cento. Il suo successo, però, ha un lato oscuro. Un’inchiesta realizzata da Mighty Earth, un’Ong che si batte per la difesa dell’ambiente, rivela che il cacao utilizzato dai maggiori produttori di cioccolato del mondo è coltivato illegalmente nei parchi nazionali e nelle aree protette della Costa d’Avorio e Ghana. Questi sono i due maggiori produttori al mondo delle piante da cui, dopo il processo di lavorazione, si ricavano le deliziose barrette, cioccolatini, creme spalmabili e snack.
Il rapporto evidenzia come nei due Paesi il cacao sta portando alla deforestazione illegale nelle aree protette. La distruzione ambientale – denuncia l’Ong – avviene “sotto gli occhi di tutti”, lungo tutta la filiera: dai coltivatori ai commercianti locali fino alle aziende del cioccolato con la complicità del governo ivoriano. In Africa Occidentale, gli alberi centenari e le foreste pluviali vengono sradicati e incendiati per fare posto a coltivazioni illegali delle piccole fave nere. Oltre il 90% delle aree protette – continua il dossier – è stato convertito al cacao. In Costa d’Avorio, le foreste occupano ormai meno del 4% del territorio e il fenomeno si sta allargando anche al vicino Ghana. Con una conseguenza immediata anche per il mondo animale: la deforestazione ha spinto gli scimpanzé a vivere in aree sempre più piccole e la popolazione degli elefanti si è ridotta da diverse centinaia di migliaia a circa 200-400 esemplari.
Dentro ai parchi nazionali ivoriani – afferma il rapporto – ci sono interi villaggi abitati da decine di coltivatori illegali di cacao, e il commercio con gli intermediari avviene “alla luce del sole”. Gli agricoltori per fare spazio alle fave bruciano giganteschi alberi secolari, lasciando dietro di sé foreste “scheletriche”. Con il risultato che la biodiversità di Goin Debé, Scio, Haut-Sassandra, Tai, dei parchi di Mont Peko e Marahoué sta scomparendo: dal 1960 ad oggi più dell’80% delle foreste del Paese è andato perduto. Un mercato illegale – punta il dito Mighty Earth – possibile grazie alla corruzione all’interno del governo ivoriano.
Circa la metà del mercato mondiale del cacao è controllato da appena tre società: Cargill, Olam, e Barry Callebaut. L’indagine ha rilevato che il cacao, una volta raccolto dai coltivatori locali, attraverso degli intermediari, arriva in Europa e negli Stati Uniti direttamente a Mars, Nestle, Hershey’s, Godiva, Lindt e Ferrero. “Le grandi marche produttrici di cioccolato come Mars sono direttamente collegate alla distruzione dei parchi nazionali e delle aree protette”, ha detto Etelle Higonnet, la responsabile della campagna di Mighty Earth. “Queste aziende devono intervenire immediatamente per porre fine alla deforestazione una volta per tutte e rimediare ai danni passati”, è stato il suo monito. Ma l’industria del cioccolato – avverte l’Ong – sta portando questo modello di produzione anche in altre regioni del mondo come la foresta pluviale dell’Amazzonia peruviana, il bacino del Congo o nell’Asia sudorientale.
Mentre le aziende del cioccolato fanno profitti considerevoli, i coltivatori ivoriani sono pagati meno di 80 centesimi di dollaro al giorno. Un salario che non gli consentirebbe neanche di comprarsi una barretta di cioccolato in un supermercato del mondo industrializzato. Agricoltori spesso costretti a lavorare in condizioni pericolose durante turni di molte ore. E il lavoro minorile è ancora prevalente in tutto il settore. Intanto negli ultimi mesi il prezzo del cacao sul mercato è sceso del 30% e il prezzo minimo garantito ai produttori è passato da 1.100 a 700 franchi Cfa (1,17 dollari) anche se la domanda di cioccolato resta alta. L’impegno del governo ivoriano per contrastare la deforestazione non ha ottenuto grossi risultati. Poco dopo la fine delle operazioni per espellere gli agricoltori illegali – denuncia Mighty Earth – i coltivatori erano già ritornati nelle loro piantagioni.
Nessuna delle grandi imprese del cacao consultate dall’Ong ha negato l’approvvigionamento illegale da aree protette. Pur riconoscendo la necessità di porre fine a questa pratica, sono state pochissime le aziende che hanno indicato quali passi avrebbero preso. All’inizio di quest’anno, il principe Carlo ha convocato gli amministratori delegati e i dirigenti di 34 aziende leader del settore del cioccolato per esortarle ad agire contro la deforestazione in Africa Occidentale. Resta da vedere – sottolinea Mighty Earth – se le promesse si tradurranno in iniziative concrete per la tutela dell’ambiente. Perché, conclude il dossier, la rapidità delle azioni deve essere più veloce della deforestazione. L’alternativa è allarmante: se non si metterà fine a questo modello di produzione in un decennio in Costa d’Avorio delle foreste non rimarrà più traccia.