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Siria, a Madaya città assediata da mesi arrivano i primi aiuti umanitari

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Siria, a Madaya città assediata da mesi arrivano i primi aiuti umanitari

Più di 40mila abitanti vivono da mesi isolati dal mondo esterno. L’esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie libanesi di Hezbollah impediscono che cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità entrino nella città in mano alle forze ribelli


11 Gennaio 2016 Mirko Medio Oriente

I primi camion della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa con aiuti umanitari del Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) sono arrivati oggi pomeriggio a Madaya, al confine con il Libano. Un altro convoglio è partito per Foua e Kefraya, due villaggi a maggioranza sciita nella provincia nord-occidentale di Idlib.

Più di 40mila abitanti della città di Madaya vivono da mesi isolati dal mondo esterno. L’esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie libanesi di Hezbollah impediscono che cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità entrino nella città in mano alle forze ribelli.

Negli ultimi giorni sono state diffuse immagini strazianti di bambini ed anziani malnutriti. Le informazioni che giungono dalla città riportano casi di residenti costretti a mangiare erba ed insetti per poter sopravvivere. L’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha comunicato domenica la morte di 5 persone, tra cui anche un bambino di 9 anni.

madayaMadaya non è la sola città posta sotto assedio. A Kefraya e Foua, circa 12.500 persone fedeli al governo di Damasco, vivono isolate a causa dei gruppi di ribelli, tra cui gli islamisti del Fronte Al-Nusra.

Il destino di Madaya è collegato a questi due villaggi. Un accordo tra il governo e le forze anti-Assad raggiunto sabato scorso prevede che la consegna di cibo e generi di prima necessità avvenga simultaneamente a Madaya e nelle città assediate dai ribelli.

La situazione più difficile rimane comunque quella di Madaya dove, a causa dell’assedio iniziato sei mesi fa, almeno 23 persone sarebbero morte di fame secondo MSF.

Il blocco di Madaya, inoltre, rischiava di far saltare i colloqui tra le forze d’opposizione e il governo di Damasco, in programma per la fine del mese. I leader dell’opposizione avevano minacciato all’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan De Mistura, di non partecipare alle trattative previste per cercare di raggiungere un cessate il fuoco, se non veniva posto fine all’assedio di Madaya.

La pratica di assediare le città durante la guerra è stata usata spesso dagli eserciti per costringere i nemici a capitolare. In Siria, secondo le Nazioni Unite, ci sono quasi 400mila persone che vivono sotto assedio.

Dal 26 dicembre le truppe di Assad mantengono l’isolamento anche a Moadamiyah, una città di quasi 45mila abitanti alla periferia di Damasco. I lealisti chiedono la resa incondizionata dei gruppi ribelli presenti nella città per porre fine all’assedio. L’Onu ha segnalato inoltre che più di 181mila persone a Daraya e Ghouta (alla periferia est di Damasco), così come Zabadani (vicino al confine con il Libano) sono assediate dall’esercito siriano.

Anche gli estremisti dello Stato Islamico mantengono isolate più di 200mila persone a Deir Az Zor, a est della Siria.

Una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha detto che la pratica dell’assedio è stata utilizzata in Siria “in modo spietatamente coordinato e pianificato”, con l’obiettivo di “forzare la popolazione ad arrendersi o morire di fame”.

La mancanza di accesso, secondo la portavoce dell’Unicef, Juliette Touma, rende difficile stabilire le necessità degli abitanti delle città poste sotto assedio. Oltre all’assenza di cibo e medicine, le zone colpite patiscono anche altri gravi disagi, come la totale mancanza di elettricità o l’accesso all’istruzione.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato il 18 dicembre la risoluzione n. 2254 che stabilisce una road map per i colloqui di pace ed invita le parti a permettere alle organizzazioni umanitarie il libero accesso in tutta la Siria, in particolare nelle zone assediate e difficili da raggiungere.

“A causa dei combattimenti e dell’aumento della violenza in Siria – ha detto Touma – ci sono più di 4,5 milioni di persone, oltre la metà bambini, che vivono in zone classificate dall’ONU come difficili da raggiungere”.

Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, la guerra civile siriana iniziata nel marzo del 2011 ha provocato più di 250mila vittime e oltre 4 milioni di profughi.

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