
Siria, migliaia in fuga da Aleppo bloccati alla frontiera con la Turchia
Il primo ministro turco: "70mila persone si stanno muovendo verso la Turchia dalle campagne a nord di Aleppo"
Di fronte ai bombardamenti su Aleppo i civili stanno scappando in massa. Il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, parlando alla conferenza dei donatori a Londra, ha detto: “Ci sono 10mila rifugiati siriani davanti al valico di confine di Kilis”. Davutoglu ha aggiunto che 70mila persone si stanno muovendo verso la Turchia dalle campagne a nord di Aleppo. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 40mila persone.
Un numero elevatissimo di siriani quindi si sta ammassando alla frontiera con la Turchia in cerca di un luogo sicuro come testimonia questo video girato da un’agenzia di notizie locale:
L’abisso nel quale è sprofondata la Siria sembra non conoscere fine. Gli sforzi diplomatici per porre fine alla sanguinosa guerra civile hanno subito una battuta d’arresto dopo che Staffan de Mistura, l’inviato speciale in Siria delle Nazioni Unite, ha annunciato una temporanea sospensione dei colloqui a Ginevra tra l’opposizione e il governo di Bashar Al Assad. Il segnale di rottura auspicato dalle Nazioni Unite non si è realizzato ed i combattimenti sono proseguiti senza sosta. Forse con maggiore intensità. Anas al Abda, il portavoce della Coalizione Nazionale Siriana (CNS) – il principale gruppo oppositore – ha accusato l’esercito di Damasco e la Russia di aver effettuato oltre 900 attacchi aerei solo negli ultimi tre giorni. Il dato è stato confermato anche dal ministro della difesa russo secondo cui l’aviazione di Mosca dal 1 febbraio aveva colpito 875 “obiettivi terroristici” nelle province di Aleppo, Latakia, Homs, Hama e Deir ez-Zor.
Da quando sono iniziati i colloqui in Svizzera le informazioni della rete siriana per i diritti umani parlano di almeno 300 civili uccisi nei combattimenti.
L’esercito lealista che lunedì aveva lanciato una grande offensiva sul nord di Aleppo, è riuscito a riconquistare molte città di importanza strategica. Damasco mira ad isolare gli insorti tagliando le vie di approvvigionamento dalla Turchia. L’agenzia di stampa siriana Sana ha riferito che le truppe di Assad sono riuscite a rompere l’assedio di Nubul e Zahraa, le due città a maggioranza sciita dal 2012 sotto il controllo dei ribelli.
In questo contesto, continua lo scambio di accuse tra la Turchia e la Russia. Se il primo ministro turco ha accusato sia Mosca che il governo siriano di crimini di guerra, la Russia ha detto che la Turchia si appresta ad invadere la Siria. E come se non bastasse, l’Arabia Saudita ha proposto di inviare il proprio esercito a combattere lo Stato islamico, complicando ancora di più il difficile scenario siriano.
Intanto si continua a morire anche a Madaya, la città assediata dalle forze governative dal luglio scorso. Gli aiuti arrivati l’11 gennaio si stanno esaurendo e due donne sono morte a causa della malnutrizione e dal freddo. “La temperatura di notte scende sotto zero – ha raccontato ad Al Jazeera Abou Ammar, un operatore umanitario – e la gente sta bruciando tutto ciò che trova per riscaldarsi”. Medici Senza Frontiere ha detto che circa 320 persone a Madaya soffrono di malnutrizione, 33 dei quali sono “in pericolo di morte, se non ricevono un trattamento rapido ed efficace”. “In Siria – ha concluso Ammar – o moriamo sotto le bombe o di fame”.
Di fronte alla sofferenza del popolo siriano, i 10 miliardi di dollari promessi dai Paesi presenti alla conferenza dei donatori a Londra appaiono veramente molto distanti.