
Escalation di violenza in Siria: oltre settanta morti, attacchi con gas e ospedali distrutti
I bombardamenti di Mosca e dell’aviazione siriana stanno mettendo a ferro e fuoco le province ribelli. Oltre settanta morti in pochi giorni e si registrano anche attacchi con gas cloro. Colpiti diversi ospedali, tra cui un centro pediatrico dove il mese scorso sono nati 674 bambini.

Un volontario dei Caschi bianchi porta in salvo il proprio figlio dopo un bombardamento nella Ghouta orientale (Credit: White Helmets)
Escalation di violenza in Siria. Il regime di Assad e l’aviazione russa hanno intensificato l’assalto alle ultime roccaforti ribelli. Solo negli ultimi due giorni, si contano già decine di vittime civili, tra cui molti bambini. L’offensiva sferrata dall’esercito siriano sulla provincia nordoccidentale di Idlib mira a riconquistare l’ultimo bastione ancora in mano alle forze ribelli, comprese le milizie di Hay’et Tahrir al-Sham (Hts, affiliato ad Al Qaeda). Il 3 febbraio, i jihadisti dell’Hts hanno abbattuto un caccia russo Su-25 e ucciso il pilota che si era catapultato dal velivolo in fiamme. La risposta di Mosca non si è fatta attendere: da lunedì, bombardamenti incessanti sull’area di Idlib e nella Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, hanno causato oltre settanta morti. Le squadre di soccorso non fanno in tempo ad estrarre dalle macerie i sopravvissuti dell’ultimo raid che le bombe continuano a mietere altre vittime.
The moments of shock and helpless that the Syrians have been experiencing since 2011 up till now. Just today #EasternGhouta has experienced more than 50 times . Watch this one as an example of what happened toady in #EasternGhauta. pic.twitter.com/bHpBAeq2lz
— Ismail Alabdullah (@ismailSCD) February 6, 2018
Attacchi con gas cloro
A Saraqeb, importante snodo viario nella provincia di Idlib, nove persone sono state ricoverate domenica sera con gravi difficoltà respiratorie dopo lo scoppio di due barili bomba. I Caschi bianchi – il corpo di protezione civile che opera nelle zone fuori dal controllo governativo – hanno affermato che le vittime presentavano i sintomi di intossicazione da gas cloro. Un medico della Union of Medical Care and Relief Organizations, un’Ong impegnata in Siria nell’assistenza medica ai civili, ha affermato alla Bbc che l’attacco è stato sferrato da un elicottero decollato da una vicina base aerea. Le persone ricoverate negli ospedali locali emanavano un forte odore di cloro – ha dichiarato il dottore – e avevano problemi respiratori e irritazione agli occhi. In un video diffuso dai Caschi bianchi si vedono i volontari lavare alcune persone con un abbondante getto d’acqua.
#Saraqeb @SyriaCivilDef teams respond to an attack with chlorine gas. 9 injured including 3 White Helmet volunteers. Attacks like this, in violation of UN Security Council resolutions, happen with impunity. @BBCWorld @cnnbrk pic.twitter.com/mLtfQ0OMnv
— The White Helmets (@SyriaCivilDef) February 4, 2018
L’uso del cloro in guerra è vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche, ma non è la prima volta che il regime di Assad viene accusato di impiegare questo tipo di armamento sulla popolazione civile. L’ultima denuncia risale al primo febbraio, quando a Douma, poco distante dalla capitale, tredici persone sono rimaste intossicate dopo un raid dell’aviazione siriana. Secondo quanto hanno riportato gli attivisti locali, quello di giovedì scorso sarebbe il terzo attacco con armi chimiche dall’inizio dell’anno. La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha detto di aver ricevuto “diversi report – oggetto di indagine – che nella città di Saraqeb e a Douma, nella Ghouta orientale, sono state usate presunte bombe contenenti gas cloro”. “Abbiamo informazioni che il regime di Assad ha usato il gas cloro contro il suo popolo più volte nelle scorse settimane, compreso ieri”, ha dichiarato Nikki Haley, la rappresentante degli Stati Uniti all’Onu. Da parte sua, il regime di Bashar al Assad ha negato le accuse classificandole “nient’altro che bugie”.
Ospedali bersaglio delle bombe
Ad essere colpiti, ancora una volta, gli ospedali delle città di Maarat al-Numan e Kafranbel, a sud del capoluogo Idlib, e l’unico centro medico di Beit Sawa, nella periferia orientale di Damasco. Dopo il bombardamento, l’ospedale nazionale Al-Salam di Maarat al-Numan è stato dichiarato fuori uso e i pazienti sono stati trasferiti in un’altra struttura sanitaria. Il nosocomio era un importante centro pediatrico dove solo nel mese scorso sono nati 674 bimbi. Nell’attacco sono morte cinque persone, tra cui una neonata e suo padre. “L’ospedale Al-Salam è l’unica maternità per la città di Maarat al-Numan e le aree circostanti”, ha dichiarato il dottor Mohamad Al-Hosni. “Fornisce assistenza ai bambini malati e prematuri e ha un grande reparto di incubatrici. Colpire un ospedale che si prende cura solo delle donne incinte e dei loro bambini – ha aggiunto il medico – è un crimine di guerra di cui gli autori devono essere ritenuti responsabili”.
Alarming news from #Syria. We’re receiving reports of multiple medical facilities targeted in #Hama and #Idleb. With the majority of hospitals no longer operating in these areas, these latest attacks will deprive tens of thousands of life-saving care.
#NotATarget— ICRC Syria (@ICRC_sy) February 5, 2018
L’appello dell’Onu: una tregua di un mese
Nella Siria martoriata da quasi sette anni di guerra non c’è tregua per i civili, neppure per quelli che cercano di mettersi in salvo: venerdì scorso una bomba ha centrato un convoglio di profughi in fuga lungo l’autostrada di Damasco-Aleppo, nei pressi di Saraqeb. Almeno sette persone sono state estratte senza vita dalle macerie delle auto, altre dodici sono rimaste ferite. Di fronte all’escalation di violenza, Panos Moumtzis, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la Siria ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità per almeno un mese per consentire l’invio di aiuti umanitari e l’evacuazione dei malati e dei feriti.
We are asking for a ceasefire to allow humanitaruan aid and evacuate medical cases.
U.N. demands #Syria ceasefire as air strikes pound rebel areas https://t.co/CUdRKJQmEi— Panos Moumtzis (@PanosMoumtzis) February 6, 2018
Gli operatori delle Nazioni Unite in Siria hanno avvertito delle terribili conseguenze della crisi umanitaria in diverse parti del paese. “Se ci fosse una pausa sufficientemente lunga delle ostilità – si legge in una nota – le evacuazioni mediche e i convogli di aiuti potrebbero riprendere nella Ghouta orientale salvando la vita di centinaia di persone che hanno bisogno di cure mediche urgenti, compresi molti bambini gravemente malati”. Come ha rilevato un rapporto diffuso da diverse organizzazioni umanitarie, per ogni siriano che è tornato a casa l’anno scorso, altri tre sono stati nuovamente sfollati. Circa 2,4 milioni di persone – più di 8.000 ogni giorno – sono fuggite dalle loro case nei primi nove mesi del 2017. L’Onu prevede che saranno altri 1,5 milioni i siriani sfollati perché – avvertono le Ong – “bombardamenti aerei, attacchi con mortai e trappole esplosive sono ancora rischi quotidiani”.